Questione palazzetto, Mons. Antonazzo: ”Qualunque esigenza di natura tecnica non deve obbligare a delocalizzare le attività dell’Arogs Volley”

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Calato il sipario su una stagione entusiasmante, l’Argos Volley comincia a sollevare il telo per la nuova e a prepararsi per i palcoscenici che si è duramente guadagnata sul campo. Sudore e lavoro sono oramai messi a referto dai verdetti sanciti sul terreno di gioco, la SuperLega è stata meritata per impegno e professionalità, ma c’è un tarlo che rosicchia, nemmeno troppo di nascosto, la gioia e l’orgoglio di aver portato un territorio alla ribalta ed è una questione logistica, che purtroppo prescinde da talenti e virtù.

Spunta nuovamente la “questione palazzetto”: dopo una proroga concessa per la promozione nella massima divisione italiana, Sora potrebbe rischiare di perdere il suo fiore all’occhiello, la serie A e la Biosì Indexa. Difatti, l’imminente campionato richiede tra i requisiti di partecipazione l’omologazione di una struttura da tremila posti, qualità che il PalaGlobo “Luca Polsinelli” non detiene. Dopo aver faticosamente ottemperato agli adeguamenti richiesti per lo scorso anno (duemila posti), il problema torna a farsi sentire, con tutti gli annessi e connessi che ne derivano. A fare un lucido e chiaro punto della situazione lo stesso patron, Gino Giannetti, che dice:

”All’interno dell’indizione al campionato, tra i tanti altri parametri bisogna anche palesare quello di capienza del palasport, quindi bisogna aspettare per vedere cosa si scriverà. Noi avevamo semplicemente chiesto la rivisitazione di queste regole, credendo anche che poi le regole vadano rispettate tutte. Ad oggi, quindi, fino al campionato finito, la regola diceva duemila spettatori, normativa che Sora ha rispettato appieno. Domani, se intendono fare un’indizione a tremila posti, il PalaGlobo non sarebbe più in regola come almeno altre quattro strutture; difatti, con l’avvento in SuperLega di Castellana Grotte, le società che non hanno questo requisito al momento dovrebbero essere cinque. Noi abbiamo chiesto un’audizione in consiglio d’amministrazione di Lega per poter portare ai nostri colleghi, con molta onestà e semplicità, questo problema. La Lega ci ha ricevuto e si è innescato un meccanismo di confronto. Allo stesso contempo abbiamo chiesto alla Federazione, associazione suprema a cui poi spetterà l’onere di ratificare l’indizione ai campionati, di ascoltarci perché sarebbe opportuno sentire le società coinvolte; le abbiamo preannunciato che se dovesse ratificare quel tipo di capienza potrebbero esserci dei danni. Noi abbiamo vinto tutto sui nostri campi, quindi pensare di fare selezione contando i seggiolini in un ambiente sportivo non mi sembra il massimo e, se proprio dobbiamo farlo, cerchiamo di seguire delle regole ben più importanti, ed è questo il motivo per cui Sora, insieme con le altre tre società in difficoltà, Castellana Grotte esclusa in quanto ancora non aveva conquistato l’accesso alla massima serie, ha chiesto l’intera documentazione dell’attività Lega degli ultimi 10 anni. Siccome, giustamente, ci viene chiesto il rispetto di alcune regole, crediamo che per coerenza bisogna verificare la legittimità di tutte le situazioni che riguardano gli attori in causa, in un regime di piena trasparenza”.

A difesa dell’attuale situazione bianconere è intervenuto anche il Vescovo della diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, Mons. Gerardo Antonazzo:

”Qualunque esigenza di natura tecnica non deve obbligare a delocalizzare le attività sportive dell’Arogs Volley, sia per la serietà della società sia per questo ulteriore valore dell’accordo con la Diocesi con cui sposa tutto questo nostro territorio. Spostare altrove questa realtà penalizzerebbe il territorio. Il mio auspicio è che si trovi una soluzione comune in loco, nel rispetto dei valori che non sono prettamente tecnici ma che devono guardare a 360 gradi a tutto ciò che lo sport, per finalità proprie e non aggiunte da agenti estranei a quelle che lo sport deve rappresentare. Tra tutte le discipline, la pallavolo è quella che meglio sposa i valori umani a fondamento della fede. Per noi sarebbe una privazione grande, un’iniquità. Il Vangelo non si trasmette solo con un’omelia ma anche attraverso l’insistenza su delle regole di gioco che si rifanno a valori importanti come l’educazione della persona. Se andiamo a rompere anche questa intesa educativa, per noi sarebbe una perdita anche sotto l’aspetto della dinamica reciprocità”.

Cristina Lucarelli – Biosì Indexa Sora

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